Innovation and acquisitions drive growth in the industrial waste sector

L’industria italiana della gestione dei rifiuti speciali ha visto una significativa evoluzione nell’ultimo decennio, con il consolidamento dei maggiori player e la convergenza tra mercati differenti. Sebbene rimanga più frammentato rispetto a quello dei rifiuti urbani, il settore pare sempre più capace di attrarre player da altri comparti, grazie ai quantitativi, ai differenti tipi di rifiuti e di materiali, in genere più omogenei rispetto a quelli provenienti dalla raccolta urbana, e ad una marginalità spesso maggiore.

I confini tra il settore dei rifiuti urbani e quello degli speciali sono sempre meno netti, con molte imprese che sono sempre più presenti in entrambi i mercati. Negli anni, infatti, si è assistito sia all’acquisizione di operatori attivi sui rifiuti speciali (RS) da parte delle aziende, soprattutto utility degli urbani (RU), sia all’ampliamento del portafoglio di attività di molti gruppi, tanto degli speciali che dei RU.

L’analisi dei principali player effettuata dal think tank WAS distingue tra i maggiori operatori dei rifiuti urbani di cui si hanno anche informazioni relative ai RS gestiti, che nel 2023 sono 23, e le maggiori 59 imprese specializzate nel trattamento degli speciali.

Le prime hanno segnato un valore della produzione (VP) aggregato di circa 5,9 miliardi di euro, in aumento del 4% sull’anno precedente, gestendo 11,7 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e 6 milioni di tonnellate di RS. Di questi ultimi, il 73%, 4,4 milioni di tonnellate, è stato gestito dalle grandi multiutility, il 18% dalle aziende del trattamento e smaltimento, il 6% dalle piccole e medie multiutility e il 3% dalle monoutility. Sotto il profilo geografico, il 48% opera nelle regioni del Nord Est. Nord Ovest e Centro vedono poi ognuno un peso del 22%, mentre il 9% opera su un’area meno definita.

Le iniziative attuate da questi 23 operatori nel comparto degli speciali sono state molteplici nel 2023, spaziando dalle diverse tipologie di plastiche, ai materiali compositi, dalla produzione di energia e biometano da scarti agroalimentari, sottoprodotti e reflui zootecnici alla produzione di combustibile solido secondario (CSS). Nel complesso, ciò è avvenuto per lo più attraverso due modalità:

  • l’acquisizione di operatori attivi nella gestione di diverse categorie di rifiuti, tra cui anche gli speciali, come ad esempio l’acquisto delle quote di un’azienda che recupera rifiuti e produce CSS da parte di un operatore privato.
  • la stipula di appositi accordi di collaborazione e partnership, ad esempio, nel comparto del recupero delle fibre di carbonio di scarto derivanti dalla produzione di aeromobili.

I Top 59 player degli speciali hanno invece generato un VP aggregato di 4,7 miliardi di euro, in aumento del 12% sul 2022, ma in questo caso è più difficile avere un dato relativo ai quantitativi gestiti. Il settore rimane generalmente frammentato, anche se le prime 15 aziende incidono per il 72% del valore della produzione, circa 3,4 miliardi di euro, in crescita di tre punti percentuali sull’anno precedente. Come nel settore dei rifiuti urbani, è in atto da diversi anni un processo di consolidamento degli operatori. A dimostrazione di questo, il VP medio delle imprese rilevate è passato da 70 milioni a 80 milioni di euro solo tra il 2022 e il 2023.

La maggior parte delle aziende sono piccoli e medi operatori diversificati e piccole imprese specializzate, che incidono insieme per l’83% del totale delle maggiori 59. I grandi gruppi sono poi appena il 5%, ma generano ben il 41% del volume d’affari complessivo, mentre i medi operatori specializzati sono il 12% e producono più di un miliardo di valore della produzione, corrispondente al 24% del totale. A livello geografico, si ha una forte concentrazione nelle regioni settentrionali, dove risiede ben il 52% dei player, contro il 29% del Sud e Isole e il 19% del Centro Italia.

Nel 2023 gli investimenti segnano un incremento del 24% sull’anno precedente, passando da 190 milioni a 218,4 milioni di euro. A contribuire in misura significativa sono state soprattutto le molteplici acquisizioni effettuate da alcune delle maggiori aziende dei rifiuti speciali, i diversi accordi di partnership e l’avvio di nuovi progetti. Tra questi ultimi, spiccano quelli focalizzati sul rendere più efficienti i processi di trattamento e recupero nell’ambito, ad esempio, dei pannelli fotovoltaici a fine vita e delle terre rare, alcuni dei quali finanziati anche dal PNRR tra i progetti “faro” di economia circolare.

La trasformazione che sta vivendo il settore si traduce pure in una crescita dell’interesse del mondo finanziario, con l’affacciarsi di investitori istituzionali e l’aumento delle risorse creditizie rivolte alle imprese del comparto. Sono, infatti, stati concessi prestiti bancari in pool e collocate emissioni obbligazionarie, volti a supportare gli investimenti rilevanti delle imprese nel settore.