I rifiuti abbandonati, come risolvere il problema?

Uno studio Althesys per Mc Donald’s

La dispersione dei rifiuti nell’ambiente è un fenomeno che sta suscitando crescente attenzione nell’opinione pubblica, nelle istituzioni e nelle aziende.

Cresce la sensibilità ambientale delle persone e l’attenzione dei media, spinte anche dagli effetti della pandemia che ha accentuato in generale l’interesse alla sostenibilità. Anche le imprese peraltro guardano sempre più a quanto avviene intorno a loro.

È il caso, ad esempio, di McDonald’s che con lo studio “La sostenibilità oltre i confini dell’azienda. Il fenomeno del littering in Italia” svolto da Althesys e una serie di azioni concrete come i Clean up days, sta contribuendo a ripulire il nostro Paese.

In passato, il littering era considerato solo un problema di decoro paesaggistico e urbano e veniva presentato come un gesto di sola maleducazione, che andava affrontato come problema puramente culturale. Oggi sappiamo che si pone nel contesto più generale delle strategie di sostenibilità e della attività di waste management.

Coinvolge, dunque, una pluralità di soggetti: dal cittadino responsabile, alle istituzioni, ai gestori dei servizi ambientali fino alle imprese. Sono, sempre di più le aziende di diversi settori che, nella logica di strategie di sostenibilità che si ampliano dal cosiddetto Scope 1 fino al 3, si preoccupano di intervenire anche sugli effetti indiretti delle loro attività.

Lo studio per McDonald’s di Althesys analizza i diversi profili del fenomeno: regolamentazione, composizione, determinanti, volumi e azioni possibili in Italia ed Europa.

Non esistono stime esaurienti che permettano di quantificare i rifiuti prodotti dal littering con precisione nell’intero territorio italiano. In Europa, un dato, seppur indicativo, è la quota di rifiuti urbani che non riceve nessun trattamento, vale a dire quelli che non sono entrati nei processi di riciclo-recupero o nelle discariche.

In Italia, circa 8% dei rifiuti urbani non è stato raccolto nel 2019, pari a 2,4 milioni tonnellate; 39,8 kg per abitante all’anno. È un dato molto più alto di quello europeo del 2% (dati Eurostat), che cela infatti differenze molto marcate tra una nazione e l’altra.

Dati di Legambiente raccolti durante gli eventi di pulizia e monitoraggio permettono di quantificare le densità di rifiuti da littering in alcune tipologie di ambienti del nostro paese:

  • Parchi: 4 rifiuti ogni metro quadrato. Park Litter 2020; su 73 parchi, 27.854 rifiuti
  • Spiagge: 7,8 rifiuti ogni metro. Beach Litter 2021: su 47 spiagge, 36.821 rifiuti
  • Mare aperto: circa 4.875 rifiuti galleggianti in 20.000 km.

Dati più specifici sulla composizione del litter arrivano dall’osservatorio Marine Litter Watch dell’European Environment Agency: considerando solo il mediterraneo, le sigarette e i rifiuti riconducibili al consumo d’asporto di alimenti e bevande rappresentano in media il 45,2% e il 51,9% dei rifiuti nelle spiagge.

Lo studio di Mc Donald’s ha riguardato anche le iniziative delle aziende sul tema e Althesys ha sviluppato un framework per trovare possibili soluzioni partendo dalle best practice esistenti. L’analisi definisce il Littering Risk, individuandone i driver: caratteristiche dell’oggetto, contesto di uso\consumo e volontà del soggetto di smaltirlo. Lo studio spiega come nell’impostare azioni volte a ridurre il littering sia opportuno partire dal comprendere su quale di queste tre determinanti sia meglio agire, studiando il percorso che l’oggetto\persona fa o non fa nell’arrivare allo smaltimento.

Inoltre, l’analisi ha permesso di sviluppare il modello CSP per il disegno e l’attuazione di iniziative aziendali sul tema. Questo individua le tre caratteristiche che un’azione deve avere: Concretezza, Sensibilizzazione e Partnership, valuta le iniziative sotto questi parametri e indica le vie di miglioramento.