Il comparto elettrico, sia italiano che europeo, è da anni oggetto di molteplici spinte al cambiamento, guidate dalla crescita della generazione rinnovabile, dallo sviluppo di nuove aree di business, dall’innovazione tecnologica, oltre che dagli indirizzi di policy comunitari e nazionali. Fattori economici, tecnologici, politici e sociali si fondono nel modellare l’evoluzione del sistema e delle strategie aziendali.
L’Irex Annual Report 2019 analizza la trasformazione in corso, approfondendo molteplici temi tra loro connessi:
- gli investimenti e le principali tendenze strategiche nel settore italiano delle rinnovabili emerse nel 2018;
- il ruolo e le strategie delle maggiori utility elettriche europee nella transizione energetica e l’analisi degli economics di eolico e fotovoltaico;
- la trasformazione, tecnologica e di mercato, del settore elettrico, con lo sviluppo della generazione distribuita, gli accumuli, la mobilità elettrica;
- la valutazione dell’adeguatezza del sistema elettrico italiano e il previsto phaseout del carbone;
- l’affacciarsi di una nuova visione per le rinnovabili, trainate dal mercato invece che spinte dai policy maker.
Gli investimenti italiani nel 2018 sono stimati in 11,3 miliardi di euro per 10,8 GW e 178 operazioni. La crescita interna ha coperto il 33% della potenza e il 42% del valore. Mentre il 63% delle iniziative ha avuto luogo in Italia, gran parte degli investimenti (2,7 miliardi di euro per 2,5 GW) sono stati sviluppati all’estero. Nel 2018 la crescita per linee esterne ha registrato un boom, con il raddoppio del valore delle acquisizioni, grazie ad alcune grandi operazioni ed alla vivacità nel mercato secondario del fotovoltaico.
L’accelerazione del processo di concentrazione del settore, guidato dagli investitori finanziari e dai core renewable, è una delle tendenze strategiche più evidenti. Il mercato è, inoltre, caratterizzato dall’emergere di segmenti nuovi, come la smart energy, la mobilità e la demand response. Dinamici sono anche i comparti dell’efficienza energetica e del biometano.
L’industria elettrica europea, spinta delle politiche orientate alla transizione energetica, sta indirizzando i propri investimenti verso le rinnovabili e lo sviluppo di nuove aree d’affari. Le venti maggiori utility europee hanno già pianificato 78 GW di nuova capacità rinnovabile entro il 2025. Le loro attività extraeuropee continuano a crescere, soprattutto nel continente americano. Spesso questa espansione si accompagna a riassetti delle strutture societarie e delle business unit, oppure ad operazioni di rebranding per sottolineare l’impronta verde del nuovo corso aziendale. Le utility stanno evolvendo verso il modello di full service provider, grazie all’introduzione di nuove linee di business e alle opportunità date dalla digitalizzazione. L’evoluzione coinvolge anche le major oil&gas, che iniziano ad investire nelle rinnovabili e nell’economia circolare.
Gli economics di eolico e fotovoltaico in Europa mostrano costi in complessivo calo, in linea con il trend degli ultimi anni. Il LCOE medio dell’eolico, dimimuito del 2% rispetto al 2017, si attesta a 43,3 €/MWh.Quello del fotovoltaico è stimato in 68,5 €/MWh per gli impianti commerciali e 58,8 €/MWh per quelli utility scale, in discesa rispettivamente del 12,7% e del 7,6%. I margini, invece, si sono generalmente assottigliati, nonostante il secondo anno consecutivo di crescita dei prezzi nei mercati elettrici, a causa della riduzione delle tariffe segnate dalle aste. Il panorama dei vari Paesi rimane articolato, con differenze sensibili dovute non solo alla producibilità ma anche al costo del capitale. Nell’eolico, l’Italia rimane la più costosa, con 61,5 €/MWh contro il minimo di 35 dei Paesi Bassi. Anche nel fotovoltaico utility scale, il LCOE italiano risente dei maggiori costi del sistema economico e normativo.
La trasformazione del settore elettricoè stimolata dalle politiche dell’UE, con il Clean Energy Package di prossima adozione e l’entrata in vigore delle direttive rinnovabili (RED II) ed efficienza energetica. L’Italia ha presentato la proposta di Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, che conferma nella sostanza gli obiettivi e le misure della SEN 2017. Le politiche per la decarbonizzazione puntano sull’elettrificazione dei consumi con la diffusione di nuove tecnologie. L’auto elettrica e le pompe di calore sono due elementi che potrebbero favorire un maggiore utilizzo del vettore elettrico. Il potenziale impatto della mobilità elettrica, sebbene ancora poco diffusa in Italia, potrebbe essere rilevante: il modello NET ipotizza al 2030 consumi annuali per la ricarica di 4 TWh nello scenario low e 10 TWh in quello high. Una crescita al 2030 fino a quattro milioni di nuove pompe di calore comporterebbe, inoltre, un aumento dei consumi di 11 TWh, sostenendo la domanda ma senza effetti significativi sull’equilibrio del sistema.
L’adeguatezza del sistema elettrico è diventata un tema strategico in Italia. L’adeguatezza a salire, basata su scenari al 2030 sviluppati da NET, mostra alcune criticità, solo in parte lenite dall’entrata in esercizio al 2026 di nuove centrali a gas per 5 GW, nonché dal contributo di oltre 3 GW di accumuli. Anche gli scenari sull’adeguatezza a scendere evidenziano la necessità di rafforzare la capacità di interconnessione con l’estero, ma anche quella interzonale per poter gestire l’eccesso di generazione dovuta alle FRNP. Il phaseout delle centrali a carbone italiane, previsto entro il 2025, rende necessari corposi investimenti in sistemi di stoccaggio, nuova capacità a gas e rinnovabile, oltre ad interventi per il rafforzamento delle reti. Le complessità degli interventi e dei processi di permitting richiedono il rispetto rigoroso di una roadmap sfidante.
L’evoluzione del settore elettrico si accompagna ad una nuova visione per le rinnovabili, non più sostenute solo da policy e incentivi, ma trainate anche dal mercato e dai consumatori. Aggregatori, Renewable Energy Community e prosumer, favoriti dallo sviluppo congiunto di digitalizzazione ed accumuli, avranno un ruolo chiave negli scenari futuri. Le imprese dei più disparati settori privilegiano le FER, spinte dalla crescente domanda di sostenibilità da parte di consumatori e investitori. Energivori, big player dell’IT, industria alimentare e GDO puntano su autoconsumo, Garanzie d’Origine e PPA per approvvigionarsi di energia verde. In Italia il 23% delle grandi imprese usa solo elettricità rinnovabile, mentre quasi tutti i maggiori venditori di energia elettrica hanno politiche di marketing o offerte commerciali centrate sulle rinnovabili.