La richiesta di una maggiore circolarità del sistema produttivo da parte dei policy maker europei e nazionali sta spingendo verso una nuova struttura del mercato, plasmando in parallelo anche l’assetto industriale. Negli ultimi due anni, in Italia i principali operatori attivi nella gestione dei rifiuti urbani hanno attuato sempre più iniziative volte ad estendere il ventaglio dei servizi offerti. In generale, l’obiettivo di fondo è creare valore mediante nuove attività e soluzioni tecnologiche innovative. I confini tra i diversi segmenti di mercato e le diverse fasi della filiera diventano di conseguenza meno definiti, interessando sia i rifiuti urbani che gli speciali e coinvolgendo aziende da altri settori.
Sulla base delle strategie adottate dalle imprese negli ultimi anni, l’analisi condotta nel WAS Annual Report 2021 ha individuato quattro direttrici principali di sviluppo: integrazione a valle, convergenza tra business diversi delle utility, convergenza tra settori industriali differenti, innovazione tecnologica.
In ordine cronologico e di innovatività crescente, le aziende di waste management puntano innanzitutto sull’integrazione a valle, estendendo le proprie attività nella filiera per catturare maggior valore aggiunto. Gli investimenti attuati nel 2020 da parte dei maggiori operatori si concentrano sulle fasi di selezione e valorizzazione dei materiali raccolti, oltre che quelle di riciclo. Tra gli esempi più rilevanti vi sono l’acquisto da parte del Gruppo Iren di I.Blu, società che produce materie prime seconde e agenti riducenti per gli impianti siderurgici, e quello da parte di Acea di due operatori attivi nella selezione dei rifiuti in plastica e nella produzione di combustibile solido secondario (CSS).
La progressiva convergenza tra business diversi delle utility sta rendendo sempre più collegati tra loro i settori dell’energia, dei rifiuti e dell’acqua, così come anche i comparti di rifiuti urbani e speciali. Nel primo caso, una delle possibilità più frequenti è quella di entrare nella produzione di biometano a partire dalla frazione organica e dai fanghi di depurazione. Eni Rewind è uno dei player più attivi, con la realizzazione di vari impianti waste-to-fuel (W2F). La sua strategia, iniziata nel 2018 con l’avvio di quello pilota a Gela (CL), mira oggi a sviluppare impianti W2F su larga scala. Nei rifiuti speciali, invece, sono cresciute le attività delle maggiori aziende degli urbani, che hanno realizzato diverse iniziative in questo comparto. Tra queste, il Gruppo Iren, con l’acquisizione della business unit ambiente di Unieco. Un caso particolare è poi quello di Montello, entrata nel trattamento degli alimenti pre-consumo generati dai canali industriali e della distribuzione, con l’acquisto di metà del capitale di una società attiva nel recupero degli agroalimentari confezionati scaduti.
In terzo luogo, la convergenza tra settori industriali differenti può riguardare sia operatori esterni che entrano nel comparto rifiuti, sia aziende del waste management che si trasformano in industria, investendo nella fabbricazione di prodotti derivati dai materiali raccolti. Il gruppo Iren, ad esempio, ha investito nella fabbricazione di pallet a partire dal legno di recupero. ReLife ha affiancato al proprio core business della raccolta e commercio di maceri, la produzione di imballaggi in cartone, chiudendo così il ciclo e proponendo un’offerta completa ai clienti. Allo stesso tempo, l’azienda di acque minerali Ferrarelle ha acquistato un impianto per occuparsi direttamente del riciclo delle proprie bottiglie in PET, divenendo così a tutti gli effetti un operatore industriale del waste management.
L’innovazione tecnologica, infine, sta mutando significativamente il quadro industriale, favorendo la collaborazione tra industrie e player differenti, puntando soprattutto a individuare nuove soluzioni per gestire e recuperare le frazioni di rifiuti più critiche, come ad esempio le plastiche miste, il cosiddetto plasmix. Nonostante nel 2020 gli investimenti in R&D siano passati in secondo piano a causa della pandemia, restano un fattore chiave nelle strategie delle maggiori aziende. Particolarmente dinamiche in questo contesto sono NextChem, azienda del gruppo Maire Tecnimont attiva nelle soluzioni di chimica verde, e Versalis, società chimica di Eni. Entrambe hanno avviato collaborazioni e progetti nell’ambito del waste-to-chemical, e nella produzione di biocarburanti da rifiuti. La prima ha inoltre rivolto particolare attenzione al riciclo chimico: nel suo impianto di Bedizzole (BS) lo combina con quello meccanico, dichiarando nel complesso un’efficienza del 95%. Versalis, tra le altre cose, sta seguendo progetti nel campo del riciclo del plasmix mediante una tecnologia di pirolisi e ha avviato un’iniziativa per il riutilizzo degli pneumatici a fine vita.
L’innovazione è un driver fondamentale anche per diverse utility. Tra queste, ad esempio, Contarina ha avviato un sistema per riciclare prodotti assorbenti per la persona (PAP) basato su una tecnologia brevettata da FaterSMART, controllata del Gruppo Fater. I prodotti assorbenti, tradizionalmente considerati non riciclabili, sono interamente recuperati ottenendo materie prime seconde distinte tra cellulosa, plastica e polimero super assorbente sterilizzati.
Nel complesso, queste tendenze probabilmente si intensificheranno nei prossimi anni, anche grazie ai progetti che saranno messi in atto nell’ambito del Recovery Plan. Ugualmente cresceranno le partnership orientate all’innovazione e alla cross-fertilization tra settori differenti. Questi trend rilevati dal WAS, d’altra parte, sono solo indicazioni schematiche di una realtà molto più articolata e complessa. Mai come oggi, infatti, il settore della gestione rifiuti si trova davanti a mutamenti straordinari, spinti anche dall’opportunità di sfruttare le risorse del PNRR, dando vita a collaborazioni tra player diversi e con differenti know-how. Investimenti e soluzioni innovative potranno ridisegnare l’assetto industriale del waste management, recuperando alcuni dei maggiori ritardi e offrendo opportunità di sviluppo e crescita all’intero sistema economico.