La pandemia “si beve” 1,6 miliardi e 21.000 addetti nella filiera birraia

L’industria della birra porta da sempre un forte contributo all’economia italiana: nell’ultimo anno ha creato 9,5 miliardi di valore condiviso (0,53% del PIL 2019) e più di 108.000 occupati. Ma la pandemia ha colpito pesantemente l’intera filiera, a partire soprattutto dalla ristorazione.

Nel 2020, in appena 6 mesi il settore birrario ha perso 1,6 miliardi di valore condiviso, e circa 21.000 posti di lavoro lungo l’intera filiera, soprattutto nel fuori casa.

Sono alcuni dei principali risultati dello studio condotto da Althesys per la Fondazione Birra Moretti. Nel complesso, la filiera crea 4,6 miliardi di gettito e 2,7 miliardi di salari, quest’ultimi sufficienti al sostentamento di quasi 39.000 famiglie italiane. La contribuzione fiscale del settore, tra IVA, accise e imposte societarie, è consistente ed è aumentata dell’8% dal 2017, passando da 4,2 a 4,5 miliardi.

Il settore birraio è sempre cresciuto negli ultimi quattro anni principalmente grazie a tre fattori: l’aumento dei consumi, la capacità dei produttori di accompagnare l’evoluzione dei gusti dei consumatori e l’alto valore aggiunto creato dalla birra nell’Ho.Re.Ca. La produzione è cresciuta del 35% negli ultimi 10 anni e del 5% nel 2019, fino a toccare i 17,2 milioni di ettolitri usciti dai birrifici nell’ultimo anno (dati Assobirra, 2019) e anche il valore condiviso e l’occupazione creata in tutta la filiera sono cresciuti: il primo del 7% dal 2017 e la seconda del 18% (dati Althesys 2019).

Tanto è stato fatto ma le opportunità non mancano. Il gap tra export ed import rimane infatti rilevante: sebbene dal 2014 il primo sia cresciuto sei volte più veloce del secondo, nell’ultimo anno gli ettolitri venduti nel territorio nazionale non prodotti in Italia sono stati 7 milioni contro i 3,4 venduti fuori dai confini.

L’industria ha investito nella creazione di nuovi prodotti di qualità, come le birre speciali. Ciò anche grazie alla valorizzazione dei dipendenti e della loro professionalità. I lavoratori nella sola fase di produzione del settore birra sono cresciuti di 3.300 unità nell’ultimo anno (dati Assobirra, 2019)

La crescita ha però subito un significativo arresto a causa della pandemia: nel primo semestre 2019 si sono persi 1,6 miliardi di valore condiviso. Nel semestre, infatti, si è fermato a 3 miliardi contro una previsione di 4,6 (fonte Althesys). Tale calo è dovuto principalmente al crollo nelle vendite dell’Ho.Re.Ca. molto penalizzata dal periodo di lock-down.

Concludendo, gli studi di Althesys mostrano come il settore birraio sia uno straordinario motore per l’economia Italiana ma perché funzioni sono oggi necessari interventi decisi. In attesa di poter tornare alla normalità, si dovrebbe trasformare parte del gettito fiscale creato dal settore in risorse per le aziende, diminuendo la tassazione e sostenendo il settore della ristorazione. Le seppur timide misure passate di riduzione delle accise sulla birra hanno dimostrato che il risultato netto per il sistema è certamente positivo, creando valore condiviso per tutti. Forse, oltre ai vaccini, al recovery fund, alla cabina di regia e ai dpcm, la ripartenza potrebbe passare anche da un bicchiere di birra in una tavolata di amici e amiche.

La stima del valore condiviso è una metodologia sviluppata da Althesys ormai da diversi anni per il calcolo delle ricadute socio-economiche su un territorio (nazione, regione, sito) di un’impresa o settore. L’analisi riguarda le attività svolte in tutte le fasi della filiera, dai fornitori alla distribuzione, e considera non solo gli effetti diretti ma anche quelli indiretti e indotti. Il valore condiviso è molto diverso dal semplice fatturato, valore aggiunto e produzione, pur partendo dai dati di bilancio delle aziende.